di LETIZIA GUAGLIARDI - Lo scorso 27 marzo è stata la Giornata Mondiale del Teatro e mi viene in mente quel meraviglioso, sorprendente, 27 marzo del 2019. In quel giorno i miei ragazzi della V A Elettronica dell’Iti “E. Majorana” di Rossano, nel Teatro “Il vascello” di Roma” e qualche giorno prima (il 23 marzo) nel teatro di Cinigiano (Grosseto) diedero vita ai personaggi che, prima di partire dalla nostra città, erano solo sulla carta. Cioè, sulla sceneggiatura che, insieme, avevamo scritto. Il titolo del nostro lavoro era “Ti ho trovato!”, delicata storia di un ragazzo che ha perso la madre e che è vittima di incomprensioni da parte del padre e di alcuni bulli della scuola.
Un’impresa piuttosto difficile, soprattutto per chi non era mai salito su un palco e non aveva mai recitato davanti a un numeroso pubblico.
E ricordo i quindici giorni precedenti lo spettacolo, intensissimi, pieni di prove (dalle 9:30 alle 19:30) e di esercizi di vario tipo per fissare i movimenti, per affinare la consapevolezza, per acquisire fiducia, per impegnarsi a collaborare, per imparare a rispettare le attrezzature e gli oggetti di scena. Strabordanti di emozioni e stati d’animo diversi – dalla stanchezza all’energia ritrovata, dalla sfiducia alla consapevolezza di sè, dallo scoraggiamento al sollievo, dalla monotonia della ripetitività alla gioia e al divertimento.
Un’esperienza utilissima per i miei studenti, ogni giorno di più. Perché ha fatto emergere aspetti di loro che non conoscevano, perché ha liberato molte emozioni che erano rinchiuse e aspettavano di poter uscire e perchè ha messo in evidenza i loro punti di forza e di debolezza.
Ho visto i miei ragazzi sbagliare un movimento sulla scena, ripeterlo, fallire di nuovo, scoraggiarsi e poi ricominciare, riprovare ancora una volta e due e tre e poi gioire quando, finalmente, era perfetto.
Li ho visti impegnarsi per imparare interi dialoghi, soffrire per gli inevitabili vuoti di memoria, ripetere tante volte le stesse battute, anche a fine serata, fino allo sfinimento ma poi ridere di soddisfazione per esserci riusciti.
Li ho visti lavorare sulle sfaccettature del proprio personaggio, fare attenzione al suo lato psicologico, togliersi i loro panni e indossare quelli di un figlio che soffre per la mancanza della madre, di un padre che per il dolore diventa alcolizzato, di due ragazzi che per noia diventano bulli.
Li ho visti rendersi conto che, quando si ha un obiettivo – e per noi era lo spettacolo del 27 marzo a Roma – si può raggiungerlo solo con la tenacia, la perseveranza, la forza di volontà e tantissima disciplina.
Al termine dello spettacolo io, seduta in platea, ho visto i miei ragazzi con gli occhi lucidi davanti agli applausi del pubblico entusiasta. E poi scatenarsi in un grido liberatorio nella chiamata alla ribalta per ricevere altri applausi e il premio: siamo stati la scuola vincitrice del concorso nazionale “Scrivere il teatro”, promosso dal Ministero dell’Istruzione – Direzione generale per lo studente e dal Centro Italiano dell’International Theatre Institute dell’UNESCO. Un bellissimo progetto creato per celebrare con gli studenti, in modo creativo, la Giornata Mondiale del Teatro e di accostarli alla scrittura e alla pratica teatrale.
I miei ragazzi con gli occhi lucidi. Io, invece, non ho trattenuto alcune lacrime di pura felicità. Anche nelle due repliche del 31 marzo, una pomeridiana e una serale, nel Teatro “Paolella” di Rossano.
Perché io, questi ragazzi, li ho visti protagonisti sul palco e ora so che, a distanza di sei anni, hanno imparato ad esserlo anche nella vita.
“Il teatro non è il paese della realtà, ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco” – Victor Hugo
di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 30/03/2025
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