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Roseto Capo Spulico (Cosenza) - Incontro in Kosovo - Albania con il poeta Dante Maffia.Intervista di Anila Dahriu


"È stato un viaggio affascinante, nella terra dell’aquila, all’insegna della poesia e della bellezza a cominciare dal Kosovo: da Pristina, Pejë, Klinë  città che hanno dato i natali a grandi eroi, e a poeti e  scrittori pur essendo luoghi di molte sofferenze per cause storiche da tutti conosciute. E’ stato il mio primo viaggio nel Kosovo, che conoscevo soltanto attraverso  le canzoni, attraverso i libri che ricevevo in regalo nelle occasioni delle  grandi  feste. Si trattava di poesie e di racconti  che ritraevano le tradizioni e io ne restavo affascinata, perché si parlava spesso dei comportamenti di un popolo ospitale, ma sempre fiero, sempre pronto a difendere le proprie idee e la propria identità. Nella città di Klinë è stato organizzato un importante incontro letterario con uno dei più importanti poeti italiani, Dante Maffia, più volte candidato al Premio Nobel. Un'iniziativa concordata dall’Università con la collaborazione  dell’l'Unione degli scrittori e critici albanesi di Pristina. Organizzato dal Dkrs, dal Comune di Klina e dall'Associazione degli scrittori internazionali "Pjeter Bogdani" Bruxelles-Pristina, diretto dallo scrittore, poeta Jeton Kelmendi". E' quanto afferma in una nota la  poetessa Anila Dahriu. La casa editrice Bogdani ha pubblicato l'ultima opera in albanese dello scrittore Dante Maffia con la traduzione della suddetta poetessa Anila Dahriu. All’incontro ha partecipato anche lo storico Francesco Perri che spesso affianca Maffia nei suoi viaggi. Prima di entrare  nell'ufficio del Sindaco del Comune, Zenun Elezajt, siamo stati accolti da un manifesto gigantesco con una grande fotografia di Dante Maffia. Il Sindaco ha consegnato a Dante Maffia la “Cittadinanza onoraria” della Città di Kline, con la motivazione: "Per i suoi meriti letterari e per il suo interesse per le lettere albanesi." 

Poi l'incontro si è svolto nella sala dell'Assemblea Comunale, dove è stata promossa l'opera “Cos'è l'amore” di Dante Maffia (poesie, saggi, aforismi). La partecipazione dei poeti e degli artisti del circondario (da Pristina, Malisheva, Gjakova, Skenderaj e Kline) è stata numerosa ed entusiasta.

Dopo il saluto del presidente Zenun Elezaj, hanno parlato della personalità di Dante Maffia, Jeton Kelmendi e Francesco Perri, mentre Hajdin Morina, Engjëll I. Berisha, Mikel Gojani e Prend Buzhala hanno parlato del libro. Sono stati letti, ovviamente, anche dei versi dell'autore da Valdon Maloku (poeta. Intanto, in questa occasione, l’Assessore alla Cultura, alla Gioventù e allo Sport, Driton Bardheci, ha consegnato un Riconoscimento alla traduttrice  ANILA DAHRIU: “Per i risultati ottenuti nel campo delle traduzioni nella lingua albanese e italiana”.

Il pittore  di Klina Sejdi Kapllanaj, che vive in Italia, ha donato un dipinto al poeta Dante Maffia.

Alla fine, lo scrittore Dante Maffia ha salutato gli ospiti e ha recitato i suoi versi in italiano, mentre Anila Dahriu li ha letti in albanese.

Ricorrendo il 30° anniversario dell'attività editoriale del Club degli Scrittori , Francesco Perri ha donato a questo Club lo stemma della Federazione delle Associazioni Arberesh d'Italia ed ha invitato i componenti del club ad attivarsi per degli scambi culturali.

Il  viaggio è proseguito verso la città di Peja, dove il poeta Dante Maffia è stato insignito di uno dei più alti riconoscimenti del Kosovo. Gli era già stato dato nel 2020 il Premio Madre Teresa 2020,  e quindi è stato quasi naturale riconoscerlo “Amico della Città di Peja”, con una cerimonia,  in municipio alla quale sono stati presenti le personalità di spicco della città.

Il 27.4.2024 si è svolto l'incontro delle 600 personalità albanesi più importanti nel mondo: "GRANDE INCONTRO DI PRISTINA 2024, Pan-Albanese - Incontro Internazionale, 25 anni di Kosovo libero, dove Dante Maffia è stato elogiato per la sua opera letteraria.

L'arrivo nella capitale dell'Albania, Tirana, è stato coronato dall'atteso incontro, all'Hotel Skay, con il poeta Dante Maffia, la poetessa Anila Dahriu e lo storico Francesco Perri con il direttore di uno dei giornali più prestigiosi  del Paese e del mondo, nonché uno dei più famosi scrittori di spicco dell'élite albanese, Mujo Bucpapaja.

L’incontro è stato molto proficuo perché si sono fatti progetti concreti su collaborazioni future che consistono anche nella valorizzazione di libri di tradurre nelle due lingue.

Nel frattempo Dante Maffia ha ringraziato profondamente per l'instancabile lavoro del quotidiano letterario Nacional, descrivendolo come uno dei migliori giornali letterari e culturali in Europa al servizio della cultura e della letteratura di tutto il mondo. Poi il Direttore e Maffia hanno parlato della visita in Kosovo, delle emozioni e delle esperienze nonché degli incontri con i poeti e gli scrittori albanesi con i quali hanno partecipato con tanto zelo e competenza.  Mujo Bucpapaj  ha dichiarato di essere felice di poter scambiare le esperienze e di promuovere una letteratura, quella italiana, che sente molto vicina al suo mondo.

Gli incontri si sono susseguiti a Tirana con la collaborazione dello scrittore, poeta Nikolla Loka e della direzione nazionale di lettura sugli scritti del poeta Dante Maffia, e poi un omaggio a casa dello scrittore Ismail Kadaré, dove si sono svolte piacevoli conversazioni e diversi  pareri sulla letteratura dei due popoli amici con la partecipazione di numerosi artisti albanesi.

INTERVISTA DI ANILA DAHRIU. DIECI DOMANDE A DANTE MAFFIA

So che sei stato nel Kosovo e in Albania altre volte negli anni settanta e negli anni ottanta. Trovi, durante questo tuo recente viaggio, che ci siano stati molti cambiamenti?

"Moltissimi cambiamenti e credo che si debbano alla sensibilità e all’intelligenza di questi due popoli (o dovrei dire di un popolo?) ricchi di cultura e capaci di saper interpretare l’evoluzione dei tempi e prepararsi alle sfide del futuro. A me piacerebbe tanto che diventassero membri effettivi dell’Europa"

Qual è il tuo rapporto con la cultura e con la letteratura di lingua albanese?

"Un rapporto ottimo. Conosco ormai molti poeti e molti narratori dei quali ho molta stima perché hanno saputo interpretare le problematiche e le ansie attuali, i sommovimenti che stanno coinvolgendo il mondo intero. Questa meravigliosa terra non è più isolata a chiusa in sé stessa, ma ha vibrazioni nuove ed efficaci e i primi frutti sono già in atto, a parte il patrimonio classico ben conosciuto".

Dunque sei contento di essere stato tradotto in albanese? Quattro libri non sono pochi, anche perché l’apprezzamento è stato totale

"Molto di più di quel che mi aspettavo. Intanto un grazie alle due traduttrici, a te, Anila Dahriu e ad Albana Alia, che avete saputo trasportare la mia parola con grande senso di responsabilità e con grande afflato di poesia. Non mi aspettavo di ricevere tanta attenzione e tanto interesse: il Premio Madre Teresa di Calcutta, la Cittadinanza Onoraria a Kline, il riconoscimento maggiore che dà la città di Peje e ancora altro. Credo che a tutto ciò abbia contribuito molto la qualità della mia scrittura, ma soprattutto le tematiche da me affrontate nei vari libri. Spesso ho riscontrato, leggendo i poeti e i romanzieri kosovari o albanesi di percorrere sentieri simili, anche se con spirito diverso. Non è quindi casuale che gli insediamenti maggiori, secoli addietro, siano avvenuto in Calabria anche se ciò è detto col senno di poi. Ciò per ribadire che i due mondi, anche se con traversie diverse, molto diverse, avevano radici molto simili e umanità molto vicina"

Come è avvenuta la candidatura al Premio Nobel?

"So dirti soltanto che è stata una grande, bella sorpresa quando sono venuto a saperlo. Il Consiglio Regionale della Calabria, innanzi tutto, con voto unanime (cosa unica) ha posto la candidatura; poi alcune Università, e un Comitato che raccolse migliaia di adesioni". Felicissimo, naturalmente, anche se non mi faccio illusioni perché la mia natura di uomo e di scrittore non ha mai sgomitato per i Premi. Se vengono è una gioia, ma scrivere e muoversi in quella direzione, trascurando magari il piacere della scrittura, ritengo che sia una bestemmia che nessun poeta o romanziere dovrebbe mai commettere.

E’ risaputo che sei un uomo coltissimo, che hai letto un treno di libri e che continui a studiare come un liceale. Perché ansia e tanta applicazione?

"Non ricordo bene, ma credo sia un’affermazione di Charles Baudelaire: “Poeti si nasce, ma grandi si diventa”. Con lo studio, con l’approfondire le opere del passato, col confrontarsi e col “sentirsi” sempre inadeguato a saper registrare gli spasmi interiori, le visioni, i sogni, le musiche e le cadute a picco nella razionalità dell’irrazionale. Perfino un giocatore di pallone molto dotato se non si allena non dà frutti importanti. E poi… addentrarsi nella foresta sconfinata della poesia mi ha sempre dato grandi verità e mi ha esaltato portandomi nelle radure più impreviste dove il senso e la bellezza spesso si nascondono". 

Hai scritto opere di poesia, di narrativa, di saggistica, di teatro. Dove credi di avere dato il meglio di te?

"Ho sempre scritto perché ne ho sentito la necessità, perché una forza mi ha spinto a trattare un argomento, a realizzare un volume. I risultati sono stati ogni volta diversi ma credo di avere dato il meglio in poesia, anche se due o tre dei miei romanzi non sono da sottovalutare, non so, per esempio “Monte Sardo”. “Il Romanzo di Tommaso Campanella” e “Milano non esiste”, oltre a qualche scritto di teatro. Sinceramente i conti della serva però non mi piace farli, anche perché se mi rileggo spesso trovo pagine che mi sembra siano state scritte da una mano divina. No, non è vanità, ma consapevolezza di un lavoro assiduo, intenso, lucido e ricco guidato dalle corde del cuore. Gli scrittori e i poeti che mostrano soltanto cultura e forza d’intelletto non li amo".

Hai conosciuto tanti grandi della letteratura degli ultimi cinquant’anni, non solo italiani. C’è qualcuno che ti è rimasto dentro, che riconosci come maestro?

"Ho imparato molto da Aldo Palazzeschi, da Giacinto Spagnoletti, da Josif Brodsckij, da Varga Llosa, da Jorge Luis Borges, da Luciano Luisi, Alfonso Gatto, Leonardo Sinisgalli, Enzo Mandruzzato, Rafael Alberti, Gregory Corso, Maria Esther Vasquez, Margherita Guidacci, Elena Bono, Giovanna Bemporad, Amelia Rosselli, Dacia Maraini, Milena Milani, Ignazio Silone, Marise Ferro, Elsa Morante, ma soprattutto da mia madre, dalle sue amiche analfabete, dalla gente semplice del mio paese alla quale mi sono abbeverato, nutrito. La semplicità è una loro eredità, la semplicità vera, non quella artificiosa, ipocrita. Tantissimi altri sono stati compagni di viaggio, come Dario Bellezza, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Gina Lagorio, Giorgio Saviane, Andrea Camilleri, Giuseppe Berto, Alberto Bevilacqua, e tanti altri. Arrivando a Roma da un paese povero e piccolo, ma con un desiderio immenso di far parte della famiglia letteraria ufficiale, comincia a frequentare un po’ tutti perché in ognuno trovavo una ragione di incontro (o di scontro). Non trascurai neppure i grandi pittori o scultori, faccio qualche nome, Enotrio, De Chirico, Guttuso, Calabria, Emilio Greco. Si, sono stato avido di conoscenza e di rapporti umani e devo dire che negli anni sessanta, settanta e ottanta era facile incontrare tutti perché ci fu un fiorire intenso di presentazioni di libri e di mostre".

C’è un autore o un libro a cui sei particolarmente legato?

"Difficile rispondere a questa domanda. Essendo stato un mangiatore di carta ho avuto molti innamoramenti. Da ragazzo Cassola, Scerbanenco, Carlo Levi e Primo Levi, Ignazio Silone, Grazia Deledda, Domenico Rea, Dino Buzzati, Bassani, Marotta e, naturalmente i poeti, soprattutto i classici italiani e stranieri, fino a Saba, Ungaretti, Quasimodo. Poi Lorca, Pasternak, Marina Cvetaeva, Anna Achmatova, Tahar Ben Jelloun. Ma se oggi dovessi scegliere un solo libro non avrei nessun dubbio: “Auto da fe’” di Elias Canetti".

Com’è il panorama odierno della poesia e della narrativa italiana?

"Sia in poesia e sia in narrativa ho l’impressione che siamo in un momento in cui conta essere simpatici, saper fare i giornalisti ma senza dichiararlo. Questo in parte è sopportabile in narrativa, ma in poesia mi sembra una caduta irreparabile. Naturalmente spero di essere in torto, di aver letto male".

E’ vero che sei molto più amato all’estero che in Italia? Secondo te per quale motivo?

"Per via della mia attività di recensore. Quando un libro non mi convinceva non l’ho mai nascosto. Puoi immaginare le frecce avvelenate che mi hanno scagliato contro".


di Redazione | 19/05/2024

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