Ricorreva l’anno 989 quando il piccolo Bartolomeo giunse a Caloveto. Ispirato dai grandi racconti che si facevano di un luogo significativo, quale era il monastero di San Giovanni Calibita, arrivò per indossare l’abito monastico. Era un ragazzino, eppure già prometteva bene, perché i monaci dell’abbazia lo introdussero alla preghiera, alle ufficiature, al canto e alla trascrizione dei manoscritti liturgici e agiografici. Per ricordare il passaggio e la permanenza di circa 5 anni, la commissione per le feste patronali ha voluto aggiungere un nuovo affresco dedicato a San Bartolomeo il giovane, o meglio, il rossanese. Esso si affianca all’affresco di San Giovanni Calibita ed è stato realizzato dallo stesso maestro, l’iconografo rossanese Natalino Scino che, accanto alla passione per le lingue, coltiva anche quella dell’arte bizantina. San Bartolomeo è stato raffigurato in abiti abbaziali, con le insegne proprie dell’abate e in mano regge la basilica di Santa Maria di Grottaferrata della quale fu abate. Anche questo affresco reca due iscrizioni nell’antica lingua greca riferite alla vita del santo: la prima elogia la sua purezza, come quella di san Giuseppe; la seconda, accanto all’angelo, è stata composta dal parroco, don Agostino De Natale che, traendo spunto dalla versione della vita criticamente ricostruita da P. Germano Giovanelli, fa dire al serafino: “E lo portarono al monastero di Orito”, toponimo riferito a Caloveto. Inoltre, “nella raffigurazione del Santo – ha commentato don De Natale - si è voluto aggiungere anche un copricapo di colore rosso, una mitria, che appunto era conservata nel monastero del Calibita, così come dice nel resoconto della visita pastorale Atanasio Calcheopulo del 1457. Questo repertorio iconografico, non ancora completo, vuole essere una pagina all’aperto della vita dei nostri santi italo greci che, a distanza di secoli, ancora tanto possono dire al nostro cammino circa l’importanza di seguire il Signore. Le loro storie allora, ancora oggi – ha concluso il parroco - vogliono risuonare nelle nostre vallate, per ricordarci la ricerca dell’unione con Dio”.
di Redazione | 18/05/2024
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