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Mandatoriccio (Cosenza) - Preghiamo con il salmo 38


di DON MICHELE ROMANO - Nella tradizione cristiana, questo Salmo 38(37), viene considerato il terzo, dei sette Salmi "Sapienziali"" che recitiamo al mercoledì delle Ceneri, dove traspare la concezione che, della malattia, ha l'uomo dell'Antico Testamento, il quale vede in essa, la "punizione" di Dio, quale giusta conseguenza dei suoi peccati (vv 2-5). Fin dal suo primo versetto, questo meraviglioso Salmo, celebra il dono della Fede, dove subito, da del "Tu" a Dio: "Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore". Già il Salmo 51,6 ci aveva detto che il peccato è sempre un'offesa a Dio: "Contro di te, contro te solo ho peccato; quello che è male i tuoi occhi, io l'ho fatto". Ma si sa, che le conseguenze del peccato, aprono sempre una grave ferita nel cuore: "Sono tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno" (v 7). Questa sua condizione esistenziale, il Salmista la mette davanti a Dio: "Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto" (v 10). Purtroppo, spesso, alla sofferenza personale, si aggiunge l'abbandono da parte degli amici, dei compagni e dei parenti. È lo stesso abbandono che ha provato Gesù sulla Croce: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?"
(Mc 15, 34). Ma è proprio quel "Gesù abbandonato", che "ha preso su di sé" (esatta traduzione del verbo "Tollit"), tutto il peso del Peccato dell'umanità. Ed ancor prima, significativo il "silenzio" di Gesù, durante l'interrogatorio di Pilato, perché, è grazie a quel silenzio, se noi, credenti di oggi, possiamo esclamare col Salmista: "Perché io attendo te, Signore; tu risponderai, Signore, mio Dio" (v 16). Meravigliosa affermazione che ci avvicina alla misericordia di Dio: "Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza" (vv 22- 23). A tutti coloro che si sentono toccati dalla "sfortuna", e abbandonati dagli uomini, ecco che questo Salmo offre un aiuto, per orientarsi!
Nella Bibbia, anche Giobbe, Tobi, e tanti altri personaggi, hanno conosciuto questa "sventura", ed insieme a Davide, che si sente "castigato" a causa del suo peccato, sprofondato nella disperazione, fino a sperimentare la perdita dei suoi quattro figli: Amlon, Kielab, Assalonne e Adonìa, solo nell'Amore per il loro Signore, trovano la forza della Supplica, fino a considerarLo il loro unico interlocutore, su cui contare! Ora, insieme, leggiamo, il Salmo:

*Signore, non punirmi nella tua collera, non castigarmi nel tuo furore.*

*Le tue frecce mi hanno trafitto, la tua mano mi schiaccia.*

*Per il tuo sdegno, nella mia carne non c'è nulla di sano, nulla è intatto nelle mie ossa per il mio peccato.*

*Le mie colpe hanno superato il mio capo, sono un carico per me troppo pesante.*

*Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia scoltezza.*

*Sono tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno.* 

*Sono tutti infiammati i miei fianchi, nella mia carne non c'è nulla di sano.*

*Sfinito e avvilito all'estremo, ruggisco per il fremito del mio cuore.*

*Signore, è davanti a te ogni mio desiderio e il mio gemito non ti è nascosto.*

*Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano, non mi resta neppure la luce degli occhi.*

*I miei amici e i miei compagni si scostano dalle mie piaghe, i miei vicini stanno a distanza.* 

*Tendono* *agguati quelli che attendono*
*alla mia vita, *quelli che cercano la mia rovina tramano insidie e tutto il giorno studiano inganni.*

*Io come un sordo non ascolto e come un mutuo non apro la bocca;*

*sono come un uomo che non sente e non vuole rispondere.* 

*Perché io attendo te, Signore; tu risponderai, Signore, mio Dio.*

*Avevo detto: "Non ridano di me! Quando il mio piede vacilla, non si facciano grandi su di me!"*

*Ecco, io sto per cadere e ho sempre dinanzi la mia pena.* 

*Ecco, io confesso la mia colpa, sono in ansia per il mio peccato.*

*I miei nemici sono vivi e forti, troppi mi odiano senza motivo:*

*mi rendono male per bene, mi accusano perché cerco il bene.*

*Non abbandonarmi, Signore, Dio mio, da me non stare lontano;* 

*vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza.* 

Ognuno di noi  quando incontra la Malattia, trasferisce nella sua interiorità, tutta la sua sofferenza, che può conoscere tante reazioni: rabbia, depressione, rassegnazione, supplica, ecc..! Del resto, anche il nostro Salmista non si sottrae a tali meccanismi, tant'è che alla fine dei suoi lamenti e ragionamenti, non gli rimane che confessare il suo peccato, e invocare l'aiuto di Dio: "Non abbandonarmi Signore...!"
Una sola, finale, quanto importante, raccomandazione: "Non aspettiamo che sia una Malattia, a indurci ad invocare il soccorso e la Misericordia di Dio, impariamo da questo Salmo, a saper lodare ogni giorno il Signore, ringraziarlo, e confidare nella sua grande Paternità. A tutti, giunga l'augurio, di una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 11/03/2024

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