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Rossano (Cosenza) - Invidia, odio, bullismo e cyberbullismo


di LETIZIA GUAGLIARDI - Invidia: malanimo provocato dalla constatazione dell’altrui prosperità, benessere, soddisfazione. Odio: risoluta ostilità che implica di solito un atteggiamento istintivo di condanna associato a rifiuto, ripugnanza verso qualcosa, oppure un costante desiderio di nuocere a qualcuno. Entrambi hanno un legame molto stretto perché tutti e due hanno lo stesso obiettivo: il male della vittima. Chi li prova non ha pace finché non vede la distruzione del suo bersaglio: “Un cuore calmo è la vita del corpo, ma l’invidia è la carie delle ossa.” (Proverbi 14:30).

Si può invidiare qualcuno perché eccelle in qualche campo, per il suo bell’aspetto, perché possiede un oggetto costoso o un capo firmato o perché è il più bravo della classe. Con i social l’invidia trova terreno fertile perché diffondono valori sbagliati: competitività, avere successo, avere potere e soldi, rivalità, essere ammirati, essere visibili. Chi invidia in modo esagerato, in realtà, non prova rabbia per ciò che l’altro è riuscito a conquistare ma per ciò che lui non ha desiderato conquistare. Per questo, fra le cause del bullismo, ci sono anche la rabbia, l’invidia e l’odio e le conseguenze possono essere comportamenti violenti, derisioni, percosse, messaggi e foto che insultano. Fa più male un pugno o una parola offensiva, magari ripetuta nel tempo? Entrambi.

Un appuntamento importante, ogni anno, dal 2017, il 7 febbraio si celebra la Giornata Nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo.

Nell’immagine inserita in questo articolo (da “Poppy Spring – diario di primavera“) ci sono delle informazioni su cosa è e cosa non è il bullo, ichi è il suo bersaglio e chi è l’amico o l’amica che può aiutare chi è vittima di atti di bullismo. Nella storia raccontata nel libro, Ros Marino è il bullo che non perde occasione per deridere, tormentare e ricattare Alby, la sua vittima. Prova rabbia e invidia perché lui non sa giocare a calcio bene come Alby, non va bene a scuola come lui e non ha gli amici che ha lui. E infatti, la fortuna di Alby (il suo vero nome è Albicocco Albinetti) è quello di avere una vera amica – Poppy Spring – e con lei tutti i suoi compagni di classe e perciò… (non posso dire come va a finire questa vicenda!)

La diffusione di Internet ha reso possibile una forma di odio ancora più subdola perché si manifesta sui blog, sui forum, nelle chat, sui display degli smartphone. Espressioni di odio razziale e politico, offese, comportamenti ossessivi nei confronti di altre persone, molestie e tormenti quotidiani alimentano l’odio online. A esserne colpiti sono sempre i più vulnerabili, presi di mira per una caratteristica: origini, religione, genere e identità di genere, orientamento sessuale, condizioni socio-economiche, aspetto estetico. Nel laboratorio di scrittura creativa “Io scrivo con letizia” che sto tenendo in questo periodo con i bambini di quarta primaria stiamo analizzando la Regina matrigna di Biancaneve, in particolare perché odia la ragazza. Per due motivi: perché è bella sia fuori che dentro e perché è giovane. Ritengo sia molto importante iniziare fin da bambini a parlare di invidia e di competizione negative ed evitare, in famiglia, commenti invidiosi verso altre persone: i piccoli vanno educati alla stima di sé e degli altri. Perché i ripetuti atti di prevaricazione da parte dei bulli mettono a dura prova l’autostima delle vittime.

Perché il cyberbulismo dilaga sempre di più? Perché i social consentono una diffusione veloce delle informazioni e la condivisione permette di ricevere consensi a valanghe. Chi cerca la popolarità, anche negativa, qui la trova. Per chi odia è più gratificante prendere di mira qualcuno pubblicamente che colpirlo in privato. E poi perché c’è anche molta disinformazione: chi odia online crede di farla franca, di non rischiare denunce all’Autorità Giudiziaria ma non è vero.

Cosa si può fare?

PROMUOVERE iniziative efficaci per contrastare la discriminazione e l’intolleranza alla base del bullismo e del cyberbullismo. Ci sono alcune semplici azioni per non alimentare l’odio: NON rispondere agli attacchi, NON aprire un dialogo attraverso commenti pubblici o mail, NON cercare di difendersi con lo stesso mezzo o linguaggio, NON provocare o – peggio – NON accettare le provocazioni. Tenere sempre presente: non mettersi sullo stesso piano degli odiatori.

EDUCARE i giovani all’uso consapevole e corretto dei media. Far conoscere e condividere il potere curativo delle parole, quelle che abbracciano, che leniscono, che uniscono e contrastano quelle dell’odio. Far notare che in un atto di bullismo soffre, sì, la vittima ma anche il bullo, perché ha sofferto prima (é per questo che ora si comporta in modo sbagliato, vuole essere qualcuno) e anche durante. In ogni luogo di incontro – la scuola, la palestra, ecc. – bisogna creare un clima positivo in cui si vive e si respira il rispetto, l’empatia, la solidarietà.

RICONOSCERE e SEGNALARE gli episodi prepotenti e prevaricatori. Il bullismo si frena con il coraggio di parlare, non con l’indifferenza. Lo aveva capito già Tucidide, storico e militare ateniese, addirittura nel 460 a.C. circa:

“Il male non è solo di chi lo fa. È anche di chi, potendo evitarlo, non fa nulla per evitarlo”


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 07/02/2024

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