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Mandatoriccio (Cosenza) - 01 - La Parabola del seminatore


di DON MICHELE ROMANO - Il discorso centrale del Vangelo secondo Matteo, è il discorso chiamato "parabolico", centrale perché terzo, dei cinque presenti, comprendente "sette" Parabole (Numero altamente simbolico per l'Evangelista), e che rappresentano il discorso della Rivelazione: "A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli" (v 11a). Questo termine "Mistero", è un originale Greco, derivante dal suono onomatopèico, come dire: nel gesto, si manifesta il significato. Infatti, noi lo accompagniamo col dito sulla bocca, per dire "silenzio!"
Il "misterion", è il luogo dove si sta zitti, mentre "terion" finale, è una desinenza comune, che si trova in tante altre parole, tipo: Presbiterio, il luogo dei Presbiteri. Il "mistero", in definitiva, è l'ambiente dove si tace: è qualcosa di indicibile, che non può e non deve essere detto, ma non è qualcosa di incomprensibile. È protetto, riservato, ecc., però Dio lo ha rivelato: "Il mistero nascosto da secoli e generazioni, ora è rivelato...". È  così, che Gesù può dire ai suoi discepoli: "A voi è dato conoscere...!"
Il linguaggio che troviamo in questa Parabola, intende dimostrarci che l'opera salvifica di Dio per noi, rimane sempre misteriosa, e si manifesta solo se siamo disponibili ad accoglierla. Ecco perché Gesù usa la Parabola: "Un nuovo insegnamento!"; "Dato con autorità!"; "Diverso dagli Scribi!" (Mt 7, 28). Nel suo linguaggio "enigmatico", Gesù comunica tutto con discrezione, stimolando altresì, il desiderio di approfondire, di cercare: "Beati invece i vostri occhi perché vedono, e i vostri orecchi perché ascoltano (v 16). La proposta di Dio, è sempre discreta, nascosta nelle pieghe della quotidianità, e le parabole non fanno altro che spiegare i "misteri" del Regno dei Cieli, con l'uso di immagini e contesti, ben conosciuti dall'uditorio. Dio ci ha creati "liberi", liberi cioè, di accogliere o rifiutare il suo invito. Ogni Parabola nel contempo, è capace quindi di "rivelare", come di "nascondere", tutto dipende dal nostro atteggiamento interiore.
E quello che riscontriamo nella Parabola di oggi..., Gesù vuole soltanto dirci che ognuno di noi, nei vari momenti della sua vita, può essere tanto "terreno buono", quanto "strada", e che l'impegno sta proprio qui: cercare di divenire ogni giorno, "terreno fertile" ("Buono"), nonostante le tante aridità ("Strada"), le infedeltà ("Sassi"), e le molteplici preoccupazioni ("Spine"). Gesù, da buon Rabbino, usa immagini concrete, non concetti astratti, che contengono un insegnamento, una "morale".
In tal modo, ha rivoluzionato i criteri della predicazione farisaica, perché non si è rivolto solo ai "buoni", o ai "migliori" (vedi il "terreno buono"), ma ad ogni sorta di persone. Questo, gli ha meritato il titolo denigratorio, di: "Amico dei peccatori" (Mt 11, 19), che vede pubblicani e peccatori precederci nel Regno dei Cieli
(Mt 21, 31-32), dimostrando, in tal modo, che il terreno più infruttuoso, può diventare buono. Il successo, tante volte, nasce dall'insuccesso, prova ne è la Croce, preludio alla Risurrezione. Sappiamo bene, che nella Parabola, il seme è la Parola, il seminatore è Dio stesso, i quattro tipi di terreno, rappresentano la tipologia dei nostri cuori: Strada, Sassi, Spine, Terreno buono. Gesù, tuttavia, è venuto affinché "tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10, 10), ma quante volte, nella nostra esperienza Cristiana, ci capita di sperimentare questa
quadruplice possibilità, molte volte ci chiudiamo, e siamo più duri della "strada"; Quando, poi, i "Sassi" dell'incostanza ci caratterizzano, siamo solo persone superficiali (Partiamo con l'accogliere "con gioia" la Parola, ma poi basta un "sasso", e tutto svanisce!); quante volte, non decidiamo con forza, la nostra appartenenza al Signore, lasciando che le "spine" in noi (Vedi, le tante preoccupazioni terrene), soffochino ogni anelito, verso la Luce. Invece, la gioia più grande, è quando accogliamo in noi la Parola (Aiutati e sorretti dallo Spirito Santo), e lasciamo che cresca e porti tanti frutti: "il 100 e 60 il 30 × 1 (v 8b). Una quantità enorme, che il contadino della Galilea, capiva subito (anche se con tanta meraviglia!), considerato che la produzione media del grano, era al massimo sette per uno! Infine, Gesù ci esorta  che oggi tocca a noi, continuare l'Opera del Seminatore, che come Chiesa dobbiamo annunciare con forza e perseveranza, a tutti, la Parola, vincendo le difficoltà e i rischi della mondanità. Noi siamo chiamati a "seminare", poi sarà Dio a far crescere e fruttificare, i "Semi", nel cuore di ogni uomo. Segue...!
A tutti, auguro, una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 04/10/2023

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