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Mandatoriccio (Cosenza) - Stefano, Protomartire della Cristianità!


di DON MICHELE ROMANO - La Liturgia di ieri, ci ha parlato, nella prima Lettura (At 6, 8-10; 7, 54-60), della Lapidazione del Proto-Diacono Stefano ("Corona"), primo martire della Cristianità, che ci parla in chiave "prospettica", di quella che sarà la sorte, che toccherà poi al Figlio di Dio, nato bambino. La Chiesa, in questa ricorrenza, ci insegna chiaramente, che la Carità che fece scendere Cristo dal Cielo sulla Terra, innalzò anche Stefano, dalla Terra al Cielo. Sembrerebbe, tuttavia, una contraddizione che, dopo la gioia del Natale, una festa che nella Chiesa durerà ben otto giorni, appena il giorno dopo, quasi a rovinarci il clima natalizio, ci venga narrato Il martirio di Santo Stefano. Ma non è affatto una contraddizione. Tutt'altro ! C'è chi ha scritto (Non senza una punta d'ironia), che oggi la gente, passa il giorno di Santo Stefano, come i pitoni (Serpenti dal metabolismo molto lento), tutta impegnata a digerire il pranzo ipercalorico del giorno di Natale. Per questo la Chiesa, nella sua saggezza, col Martirio di Santo Stefano, ha voluto ricordarci che è pieno di sangue, il Natale che abbiamo infarcito di zucchero e melassa. Una vita, quella di Santo Stefano, vissuta in pieno parallelo con quella di Gesù, ricalcandone fedelmente i tratti essenziali. Ancora una volta, secondo l'insegnamento del brano evangelico di oggi (Mt 10, 17-22), viene condannato un innocente ("Sarete odiati da tutti, a causa del mio nome" - v 22) che, al par di Gesù,  si "vendica" con il suo perdono, divenendo, così, il vero vincitore; tant'è che a Stefano, prima di morire, gli viene fatto dono di una meravigliosa visione Trinitaria: "Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla sua destra e disse: "Ecco contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'Uomo che sta alla destra di Dio" ("At 7, 55-56). Così Stefano, dopo aver impartito ai suoi persecutori, una vera "Lectio Magistralis" (At 7, 2-53), muore per Cristo ("Per causa mia" -  v 18) in perfetto parallelo con la sua Vita! Ne sono eco fedele le espressioni, che ben conosciamo: "Signore, non imputare loro questo peccato" (At 7, 60); - "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23, 34); - "Signore Gesù, accogli il mio spirito" (At 7, 59); - "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23, 46). Tutto questo ci insegna che il vero Natale, non è solo un coro di voci bianche, di sfilate di Babbo Natale e di zampogne, di dolci nenie e di un clima ovattato, ma è soprattutto il dramma di un Dio presente, e di un uomo che, paradossalmente, non lo accoglie: "È venuto fra i suoi e i suoi non lo hanno accolto" (Gv 1, 11). Ecco perché, coraggiosamente, i nostri fratelli ortodossi, nell'Icona della Natività, dipingono il Bambinello, deposto nel profondo di una tomba, non in una mangiatoia, a dirci che Egli, è già il Crocifisso. E Stefano, col suo martirio, oggi, ne ricalca i tratti essenziali. Purtroppo, i "tribunali degli uomini", ancora oggi, continuano le loro persecuzioni. Ma tutto questo, darà ad ognuno di noi, occasione di dare testimonianza della nostra fede: "Non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi" (v 20). E Stefano, con la sua vita, ce lo ricorda! Una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 27/12/2022

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