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Rossano (Cosenza) - Saikeirei: Si può vincere anche perdendo


di LETIZIA GUAGLIARDI - Il suo nome è difficile – Hajime Moriyasu – ma il gesto che ha compiuto è semplice. Semplice eppure così pieno di significato. GENTILEZZARISPETTOEMPATIA. C’è tutto questo nell’inchino che ha rivolto ai tifosi venuti in Qatar dal lontano Giappone. Il Saikeirei è un inchino che vuol dire: grazie, scusateci, massimo rispetto per voi.

Eppure la delusione era veramente tanta: la sconfitta ai rigori contro la Croazia e l’impresa fallita di portare la sua squadra ai quarti di finale di un Mondiale di calcio, dopo aver battuto Germania e Spagna. Invece lui, il Commissario Tecnico, si è battuto il petto più volte e poi si è inchinato a 45° gradi, perché il Saikeirei è l’inchino più ossequioso (di inchini in Giappone ce ne sono principalmente di tre tipi: formali, molto formali e informali). Questo del CT è quello che si usa per le occasioni solenni e anche per porgere le più sentite scuse, per esprimere profondo dispiacere per qualcosa di grave che si è commesso o ancora come ringraziamento per aver ricevuto un grande favore. Proprio quello che ha sentito di fare questo allenatore che, prima di tutto, ha radunato i suoi giocatori e li ha consolati. E abbiamo saputo anche di altri comportamenti tipici della cultura giapponese: i tifosi che ripuliscono gli spalti dopo ogni partita e i giocatori che riordinano gli spogliatoi prima di andarsene. Segni di EDUCAZIONE e di CIVILTA’ .

Ammiro molto il Giappone perché comunica ARMONIA in tanti modi: nella cura dei dettagli, nell’arte della composizione dei cibi nei piatti, nella delicatezza dei gesti e nell’esaltazione della bellezza della natura.

Mi piace l’arte della sequenza dei gesti durante la cerimonia del tè. La preparazione deve seguire quattro principi fondamentali: rispetto, armonia, purezza e tranquillità, secondo la cultura nipponica dell’omotenashi, cioè il prendersi cura dell’ospite incondizionatamente.

Mi piace la piacevole calma che infondono i giardini giapponesi e anche il fascino dell’Hanami, cioè osservare e ammirare i petali del ciliegi in fiore.

E mi piacciono, inoltre, gli haiku – le poesie di sole 17 sillabe, suddivise in tre versi secondo lo schema 5-7-5. Ecco uno dei miei preferiti: 

Mondo di sofferenza:
eppure i ciliegi
sono in fiore.          (Kobayashi Issa 1763-1828)

Ma torniamo alla GENTILEZZA dei Giapponesi. Essa viene inculcata fin da piccoli: la collettività (cioè il luogo in cui si vive) e il gruppo (cioè la propria famiglia) vengono prima di se stessi. Prima di pensare al proprio io, è importante capire di far parte di un insieme e quindi vivere e lavorare perché esso prosperi e sia felice.

Anche nella lingua parlata ci sono GENTILEZZA e RISPETTO. Per esempio, ci sono diversi modi per opporre un rifiuto. Un netto NO non è contemplato: si deve essere gentili, non bisogna deludere né mettere in imbarazzo l’interlocutore. Questo alto senso di EDUCAZIONE serve anche a ridurre gli attriti, visto che si tratta di posti altamente popolati e in spazi molto ristretti! Insomma, i giapponesi fanno di tutto per vivere in pace, per evitare discussioni inutili e spreco di tempo.

La lezione della squadra giapponese è potente: niente rabbia, niente perdita di controllo ma uscita di campo a testa alta.

Hanno perso i Mondiali ma hanno vinto lo stesso perché anche stavolta si sono rivelati dei campioni di civiltà e di educazione.

Questo dimostra che ognuno di noi può vincere anche perdendo. In ogni area della nostra vita.


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 14/12/2022

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