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Mandatoriccio (Cosenza) - Sperabàmus...!


di DON MICHELE ROMANO - In questi giorni della settimana di Pasqua, la Liturgia ci invita a rallegrarci per la Risurrezione di Gesù, e lo stesso vangelo odierno (Lc 24, 13-35), nel proporci una Catechesi ed una Liturgia, ci assicura che Lui, oggi e sempre, resta con noi, al nostro fianco, in ogni momento:  "Io sono con voi, tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Anche nelle nostre difficoltà e scoraggiamenti, così come per i discepoli di Èmmaus (Che anche se non erano Apostoli, hanno seguito Gesù con fiducia), occorre saper ascoltare, meditare, e contemplare, la sua Parola, per trovare un "senso" a tutti gli avvenimenti, interpretandoli alla luce del progetto Salvifico di Dio su di noi. Anche se tante volte, non riusciamo a comprendere la sua Volontà: "Noi speravamo, che egli fosse colui, che avrebbe liberato Israele" (v 22a), tante volte, può sembrare che Lui non ci ascolti, invece ogni giorno "parla" alla nostra vita, non si dimentica mai di noi. È voluto "rimanere" con noi per sempre, nell'Eucaristia. Fu proprio nello "spezzare il pane", che quei discepoli di Èmmaus lo riconobbero:  "Allora, si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero" (v 31). Il cammino verso Èmmaus, è il cammino della nostra esistenza. Infatti, al nome mancante, oltre Clèopa, possiamo  sostituire il nostro. Se dunque è vera la metàfora, anche noi dobbiamo restare vigili ed in ascolto, perché il Signore si "affianca", ci viene incontro e si fa  riconoscere lungo il nostro percorso di vita, ma soprattutto dobbiamo saperlo scorgere nel "pane spezzato". Gesù, si è presentato ai due discepoli di Èmmaus, come un "Profeta", in riferimento a Dt 18,15 . Ma tutto, ai loro occhi, era "crollato": "Stolti e lenti di cuore, a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti" (v 25). Compito di Gesù, ed oggi della Chiesa, è quello di ricordare che: "Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze, per entrare nella sua gloria?" (v 26). "Ma sono passati tre giorni..." (v 21b). Per la cultura Ebraica, dopo tre giorni, non si nutriva più alcuna speranza di fronte alla morte (Cfr Gv 11,39). Tuttavia, è solo accogliendo Gesù nella loro casa, e nel "riconoscimento" Eucaristico, che vengono dissipate le tenebre, ritorna la Vita e la piena speranza. Gesù, a questo punto, non si ferma per una contemplazione gratificante: "Sparì dalla loro vista" (v 31b). In quel preciso istante, nel cuore dei due discepoli sorge spontanea ed immediata la responsabilità di "comunicare": "Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme (v 33a). Anche a noi, oggi, il Signore chiede di "passare" da una generica ed astratta conoscenza di Lui, al "riconoscimento " di Colui che si fa compagno di viaggio, Amico che offre la sua Vita, Parola che rincuora, Cibo che dà la forza per ritornare ad annunciare!
Chi incontra Gesù Risorto, non si accontenta di "Stare con Lui, in Chiesa", ma "prova" una gioia così grande, che sente l'esigenza di " correre", raccontando a tutti la novità della Buona Notizia: "Davvero il Signore è Risorto, ed è apparso a Simone" (v 34). Buon mercoledì in Albis. 


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 20/04/2022

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