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Cosenza (Cosenza) - Orientarsi sì, ma partendo da dove?


di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO - È la  non consapevolezza di sé, di ciò che si è fatto e della strada ancora da percorrere che richiede l’intervento dell’orientatore: egli entra nella vita degli altri in momenti di particolare difficoltà, in momenti di transizione, quando operare una scelta anziché un’altra, può avere conseguenze rilevanti nel tempo. Le domande da porsi sono di difficile risoluzione, spesso non basta l’intero corso della vita per rispondere, “Chi sono?”, “Chi vorrei essere?”, “Cosa penso di me?”. Spesso, quello che pensiamo di noi stessi, non corrisponde a quel che pensano gli altri. Sembrano domande banali ma entrare in un’aula iniziando i nostri incontri con questi quesiti, crea subito un gioco di sguardi che, in base all’età dei ragazzi, è più o meno consapevole soprattutto in questo momento storico in cui i nostri interventi sono ancora on-line. E’ ovvio che in base al periodo, i nostri percorsi cambiano, da ottobre a dicembre, il nostro compito è quello di aiutare i ragazzi delle classi terze della scuola secondaria di primo grado nella scelta di un nuovo percorso formativo. Hanno circa tredici anni, alcuni di loro credono di sapere già tante cose, di avere le idee chiare. Appaiono fintamente disinteressati, pensano di saper già cosa fare e di non aver bisogno di altro. Eppure sono cosi fragili, dietro quella corazza nascondono animi sensibili e facilmente influenzabili, bisogna lavorare con cautela per entrare nei loro percorsi personali. Molti di loro sono timidi e silenziosi ma ascoltano con interesse. A volte sembrano muovere le labbra come se volessero intervenire ma poi, qualcosa li trattiene. Altri sono desiderosi di assorbire il più possibile da questi nostri incontri, nella speranza di uscirne più consapevoli e di fare la scelta giusta. Sono così diversi tra loro! Ma man mano che ci si addentra nei vari discorsi, riescono a trovano tratti comuni: hanno gusti analoghi, desideri simili, caratteristiche caratteriali ricorrenti. In circa 90 minuti, cerchiamo di capire le potenzialità della squadra, cerchiamo di farli diventare davvero una squadra, e, come nel calcio, proviamo a fargli fare goal, guidandoli ad essere coraggiosi in ogni “partita” della vita.   


di Rubrica autogestita Katia Filice e Desirè Chirico | 05/11/2021

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