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Rossano (Cosenza) - Raffaella


di LETIZIA GUAGLIARDI - Quest'articolo lo dedico a Raffaella Carrà. Lo dedico a lei perché, fin da quando ero bambina, mi ha sempre divertita ed emozionata, mi ha fatto cantare e ballare, a cominciare da “Maga Maghella”, poi con il Tuca-Tuca, Rumore, Pedro, Tanti auguri, Fiesta…

Ma lo dedico anche a me stessa e a tutti coloro che, ogni giorno, trovano il coraggio per osare, per scappare dal crepuscolo grigio (come lo chiamava l’ex presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt) e che si predispongono a vivere pienamente, consapevoli di dover affrontare ostacoli e paure ma anche gioie e soddisfazioni.

E a proposito di osare, annuncio ufficialmente che ho terminato la revisione del mio nuovo libro. È la storia di due donne, una contemporanea e l’altra vissuta durante la Seconda guerra mondiale, diverse ma con un obiettivo in comune: attraversare un grande dolore. Non sono donne tiepide ma combattive, non acque tranquille ma acque che scorrono ostinate verso il mare, aggirano ostacoli e superano difficoltà. Sono donne consapevoli di aver bisogno di cose che, pur stando bene economicamente, non possono comprare. Sono donne vere che non si adeguano alle persone e alle circostanze (se queste vanno contro i loro princìpi) e, per questo, si danno da fare per trovare forza e coraggio, ogni mattina.

Camilla, dai lontani anni ’40, senza saperlo offre a Beatrice – donna dei nostri giorni – l’appiglio per risollevarsi dopo che un macigno l’ha quasi schiacciata. Il cammino è lungo e difficile ma Bea decide, ogni giorno, di percorrerlo perché, a un certo punto, capisce che chiudersi nel bozzolo del suo dolore è più pericoloso che uscirne. Svegliarsi e agire è meglio che rimanere nel suo letargo volontario. Pur sentendosi al sicuro nella fortezza che ha costruito intorno a sé, dopo tanti rimorsi e rimpianti, lacrime e desideri insani, scopre che non si trova al mondo per questo.

Raffaella Carrà era una donna intelligente che sapeva come farci appassionare a un gioco stupido come quello di indovinare – all’ora di pranzo – quanti fagioli c’erano in un vaso. Aveva un grande rimpianto, non aver avuto figli, ma ne aveva adottati tanti a distanza, compresi i due figli dell’amato fratello scomparso troppo presto. Era libera e coraggiosa, anche nel mostrare il proprio ombelico negli anni ’70. Ha saputo superare gli insuccessi di alcune sue trasmissioni, fiduciosa che le prossime sarebbero andate bene (e ha avuto ragione). Era bella anche da anziana e ha ballato, cantato, viaggiato e organizzato programmi tutta la vita. Era famosa senza mai sgomitare per esserlo, amata da tutti. Se n’è andata e ha lasciato un grande segno nel mondo che l’ha vista protagonista indiscussa.

Se n’è andata in silenzio ma lasciandoci un luminoso ricordo. Come solo le persone vere scelgono di fare.


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 14/07/2021

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