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Rossano (Cosenza) - Il canto del mare termina sulla riva... o nel cuore di chi l'ascolta?


di LETIZIA GUAGLIARDI - Questi versi di Kahlil Gibran mi offrono l’opportunità, oggi, di parlare (o meglio, di scrivere) del rumore delle cose, non solo quelle della natura, ma anche dell’ambiente in cui viviamo. Sono ormai due settimane che mi alzo alle cinque (causa Esami di Stato) e, appena sveglia, mi metto consapevolmente in ascolto dei suoni dell’alba.

Prima di tutti… il concerto delle tortore. Mi sono sempre chiesta perchè fanno quei loro versi ogni mattina alla stessa ora. Ebbene, mi sono impicciata dei fatti loro. A quanto pare seguono un programma prestabilito: appena sveglie, sui rami dove hanno trascorso la notte, si dedicano alla pulizie delle piume e quel loro luuuungo concertino è forse un augurio per la bella giornata che sta iniziando.

Subito dopo ascolto il fruscìo della scopa di saggina dello spazzino che, puntuale, inizia il suo lavoro. E poi, mentre mi preparo, faccio attenzione agli altri suoni e mi alleno a distinguerli: il ticchettìo dell’orologio, il rumore di una portiera che si chiude seguito dal rombo dell’accensione del motore, il miagolìo di un gatto, il venticello che muove le foglie dell’albero di fronte casa mia, una tapparella che si alza…

Sono rumori che, in pieno giorno, sono ignorati perchè si mescolano a tanti altri, più forti: il traffico, le sirene, i clacson, le voci, i telefoni…

Chi vive in città, soprattutto, ha perso la capacità di ascoltare (o è diventato molto difficile), ben diversa da quella del semplice sentire, che ci viene naturale.

Perchè è importante saper ascoltare?

Perchè ci rende più consapevoli, attenti e sensibili all’ambiente che ci circonda e alle persone. Anche questa è un’abilità che si può imparare, allenandosi. E con l’ascolto si imparano anche altre cose: l’umiltà, l’apertura, l’empatia, la gentilezza… per esempio. Si impara a percepire, soprattutto, quello che l’altro ci dice non con le parole ma con lo sguardo e con i gesti (che, spesso, dicono molto di più). Leonardo da Vinci disse:

Saper ascoltare significa possedere, oltre al proprio, anche il cervello degli altri.

A proposito dei suoni delle cose, eccoti i versi finali di una divertente canzoncina dello Zecchino d’Oro del 2010:

Ascolta col tuo cuore il suono del rumore

impara ad ascoltare il nascere di un fiore

Impara ad ascoltare chi voce non ne ha

Tu prendilo per mano

e ti sorriderà

I suoni delle cose ascolterei per ore

è molto divertente, ogni cosa fa rumore.

Sì, ogni cosa fa rumore e quindi ti chiedo:

Il canto del mare

termina sulla riva…

o nel tuo cuore?


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 11/07/2018

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