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Acri (Cosenza) - Giovani e eccellenze, l’altra faccia della Calabria


Ritorno alla terra, recupero e valorizzazione delle antiche tradizioni, pagine di un inestimabile patrimonio fatto di saperi, sapori, metodi e procedimenti persi nel tempo. È quanto ambisce a far rivivere, raccontare e condividere L’ETERNO RITORNO - LA TERRACOTTA, IL VINO E LA CUCINA l’evento, enogastronomico e culturale, che sarà ospitato VENERDÌ 16 MARZO alle ORE 20,30, da IL CARPACCIO, storica Osteria Slow Food ad ACRI, in Contrada COCOZZELLO.

Dopo la tappa ionica ospitata nelle scorse settimane a TREBISACCE, dall’Osteria Slow Food DA LUCREZIA, continua questa volta in SILA,ad ACRI, AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, il fortunato format itinerante lanciato nel 2012 dal Convivium Slow Food POLLINO-SIBARITIDE-ARBERIA con l’obiettivo di ricercare e far conoscere, insieme ai covi del gusto ed agli artigiani del cibo buono pulito e giusto, prodotti e produttori, terroir e patrimoni identitari e culturali materiali e immateriali: in due parole il territorio e la sua storia.

IL VINO NEI BRUTTII. Sarà, questo, il tema ed il leit motiv dell’evento al quale, in abbinata alla degustazione di vini in anfora ACRONEO, interverranno Lenin MONTESANTO fiduciario Slow Food POLLINO SIBARITIDE ARBERIA e l’archeologo e produttore Gabriele BAFARO.

Prodotti da quest’ultimo ad ACRI, i vini ACRONEO nascono dall’unione di due grandi passioni, quella per l’archeologia e per l’enologia. La produzione dell’ARCHEO-VINO ACRONEO è il frutto, quindi, di una ricerca accurata portato avanti sulle fonti letterarie, iconografiche e archeologiche, attraverso uno studio paleobotanico dei vitigni calabresi che vuole recuperare le viti autoctone e più vicine a quelle trapiantate dai greci nell’VIII sec. a.C. nell’odierna Calabria. Analogo approfondimento è stato effettuato anche sulle anfore greche e romane, per recuperare la forma del contenitore migliore per la vinificazione. Sono state realizzate manualmente da artigiani di fiducia, senza aggiunte di smalti o altri materiali moderni e sono interrate. Per la chiusura, inoltre, sono usati materiali naturali come il legno e le pietre. In tutto il processo non si utilizzano strumenti moderni in acciaio o plastica per offrire al consumatore un prodotto il più vicino possibile al vino dell’antichità.

 


di Redazione | 16/03/2018

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