di LETIZIA GUAGLIARDI - "Dipende da colui che passa, che sia tomba o tesoro, che io parli o taccia. Non spetta che a te, amico, non entrare senza desiderio" (Paul Valéry). Questi versi sono incisi su uno dei frontoni del Palais de Chaillot a Parigi e io li uso ora perchè possono riferirsi anche a chi legge un libro. Perchè dipende dal lettore se il libro deve rimane una tomba, cioè senza vita, o diventare un tesoro, prezioso per chi desidera scoprirne i suggerimenti, le introspezioni e le considerazioni che si celano fra le righe.
È proprio questo che si è visto lo scorso 18 gennaio al Palateatro di Mirto-Crosia (Cs) nell’incontro con uno dei due autori (la sottoscritta) del libro “Sulla linea… la mia vita dietro le sbarre” di Francesco Carannante (Ferrari editore 2017).
Un incontro organizzato da due docenti dell’Istituto Tecnico Economico-Liceo Scientifico “Don Lorenzo Milani” di Mirto: Tiziana De Simone e Maurizio Traversari. Sono stati loro, dopo aver letto il libro, a consigliarlo ai loro studenti e a preparare, insieme, un progetto piacevole, dinamico, efficace.
Sono stati mesi di lettura ad alta voce in classe, di domande che attendevano risposte, di riflessioni sul passato e sul presente di Francesco che desideravano avere conferme, di curiosità sul trascorrere del tempo in carcere che avevano bisogno di essere rivelate.
In questo modo il libro ha preso vita fra le mani dei ragazzi e di molti professori: è stato commentato, sottolineato, scrutato nel profondo.
E così l’incontro autore-lettori ha funzionato. Perchè la scuola ha saputo creare attesa e coinvolgimento intorno al libro e si è creato un ambiente stimolante e anche divertente. Le domande del pubblico e le considerazioni che ne sono scaturite hanno dato a tutti (a me per prima) la certezza che questo libro, nato in carcere, da quando ne è uscito ha fame d’aria, vuole andare fra la gente, vuole costruire connessioni con i lettori.
Questo libro (ma dovrebbe essere così con tutti i libri) ha bisogno di lettori interessati, consapevoli che quando leggono una storia leggono anche se stessi e che, quindi, vanno a scavare nella propria anima, provano a svegliare i sentimenti che sonnecchiano dentro il cuore, hanno il desiderio di capire certe sensazioni incomprensibili per loro.
“Sulla linea…” è grato a tanti per questa nuova opportunità che gli è stata offerta:
Francesco, dal suo freddo, piccolo mondo fatto di cemento, ferro e sbarre manda un caloroso grazie a tutti: a coloro che hanno già letto e amato il suo libro, a coloro che, emozionati, lo hanno acquistato in teatro, a coloro che non hanno esitato a chiedere il microfono per esprimere i propri punti di vista, per dare nuove interpretazioni di certi passaggi, per cogliere le sfumature di alcune frasi, per mettere in risalto la sottigliezza di particolari dettagli. Le parole più ricorrenti sono state: perdono – fede – libertà – amore – speranza.
E allora ecco che in questa mattinata di “scuola buona” le pagine si sono aperte e hanno ripreso a respirare, a parlare, a sussurrare, a incoraggiare, a invitare a liberarsi di pregiudizi sbagliati, a etichettare senza conoscere.
C’è bisogno di lettori così: capaci di liberare le parole, le idee e i pensieri imprigionati nei libri e di farli volare per raggiungere le persone che ancora si chiedono a cosa serve leggere.
Al termine di questo bellissimo incontro credo che non poche persone abbiano avuto la sensazione che al libro di Francesco si potrebbe aggiungere un’altra pagina: la propria.
di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 24/01/2018
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