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Rossano (Cosenza) - Il primo saluto del Vescovo eletto, monsignor Milito alla Chiesa di Oppido Mamertina-Palmi


<<Carissimi, la nomina a nuovo Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi mi è stata notificata all’indomani della Solennità della Beata Vergine Annunziata, patrona principale della Diocesi, la data per la comunicazione ufficiale fissata in occasione della Messa del Crisma a Rossano e a Oppido. Come non considerare queste due espressive coincidenze come ispiratrici del mio primo saluto per Voi? Nella notifica della volontà di Sua Santità Benedetto XVI ho visto chiedere a un figlio della Chiesa di Rossano-Cariati la riofferta del dono della vita per un servizio ancora più totale ed esigente ai disegni celesti. Per tanta benevolenza, nel “fiat” di accettazione, Gli ho manifestato la viva riconoscenza di aver posto l’attenzione sulla mia persona. Confermato nella fede dal Suo alto Magistero di pensiero e di vita ho promesso al Santo Padre la volontà di un servizio incondizionato alla comunità diocesana affidata alle mie cure e la disponibilità piena alla comunione con Lui, con il Collegio Apostolico e con i confratelli Pastori della Chiesa in Calabria. Ad essi va il rispettoso saluto e il grazie per l’accoglienza sempre riservatami. In particolare rivolgo la mia gratitudine ai venerati Predecessori dell’ultimo trentennio e, in modo tutto speciale, a Sua Eccellenza Mons. Luciano Bux da cui raccolgo il testimone. La congiunta e diversa natura della comunicazione della nomina in un gran giorno mariano e nella Messa Crismale si pone comeportale del nuovo ministero ecclesiale. In quel giorno, infatti, la Chiesa ricorda le sue origini, mentre la Benedizione degli Olei, per l’esclusività nella Chiesa Cattedrale, attraverso l’unità celebrativa nella persona del Vescovo con il “suo” presbiterio e il “suo” popolo, manifesta splendidamente l’unità del corpo di Cristo. Nel corso dell’Anno Liturgico la celebrazione dei Santi Misteri e dei Sacramenti, forza di grazia nelle tappe decisive della vita, è alla Messa degli Olei che rimanda. Per essere memoriale della salvezza, essi ne diventano certezza di benevolenza, ricordo e conferma insieme di come per i suoi figli il buon Dio, secondo i suoi disegni, ne accompagna la crescita verso la piena maturità interiore. L’“ora” del tempo pasquale, che prende così l’avvio, e che nella Veglia, madre di tutte le Veglie, esploderà nella lode dell’Exultet e della gioia ritrovata, si carica del senso che, unico, dà significato alla ricerca che la vita suscita ad ogni età. Tutto, nella sequenza degli eventi, è sorgente dello Spirito in piena che sgorga e sfocia nell’eternità. Solenni e con natura di mandato risuonano per il ministro le parole del profeta su l’Unto-Messia che Gesù applica a sé: ne rivelano l’identità profonda, ne tracciano i compiti di liberazione. Nel contesto della Coena Domini, poi, la preghiera sacerdotale di Gesù è una struggente implorazione di doni perché la Sua opera, che va verso il compimento terreno, continui con l’aiuto del Padre fino alla fine del mondo. L’amore implorato si fa servizio esemplato nella lavanda dei piedi, modello di futuro comportamento per gli apostoli. La richiesta di verità si fa protezione perché consacri i suoi discepoli e li preservi nei momenti della prova. L’insistenza presso il Padre è raccomandazione di vigilanza e di perseveranza perché nessuno si perda di quelli che gli ha affidato. L’anelito all’unità è perché il mondo,osservando la sintonia diffusa tra i seguaci di Gesù, creda e dia lode alla Trinità. In questo intreccio tra tempo ed eternità, dello sguardo fisso sull’eterno perché il tempo sia vissuto in autenticità e pienezza, risiede il fondamento ultimo del nostro essere e operare, della linfa vitale, come tra la vite e i tralci, che fa rimanere nella sua carità feconda. Persa o disattesa tale prospettiva ogni altra logica è fatua, vana, sviante. Quella sera, nella preghiera trepida e fiduciosa di Gesù, c’eravamo tutti, c’era la Chiesa di OppidoMamertina-Palmi nella densità delle vicende, che 1’avrebbero attraversata nei secoli, e nell’oggi di un nuovo tratto del suo peregrinare verso il Regno finale, come popolo di Dio, come singola persona, riflettente 1’immagine del Padre, perciò da difendere da attacchi deturpanti e rinneganti la sua bellezza originaria. Non è forse la contemplazione di tale certezza ragione d’impegno perché non vanifichiamo la stupenda predilezione con rifiuti interiori e atteggiamenti biasimevoli, sì da metterci fuori da quest’abbraccio di amore? Si può restarne volontariamente fuori? E’ una trista possibilità e Gesù l’ha sofferta acutamente proprio per l’incomprensione profonda di uno tra i più intimi con Lui, un eletto che, nonostante la consumazione del tradimento, Egli ha continuato a trattare come amico. C’eravamo in quell’ora, e ci siamo ancora, rischiarati dal riverbero della luce pasquale a ricordarci che Egli, il Risorto, è il Signore di ieri, di oggi di sempre, il liberatore e il Redentore da tutte le schiavitù. L’ho sempre avvertito così nella mia vita e in mezzo a Voi, con Voi e per Voi vorrei esserne testimone credibile e appassionato con amore grande verso tutti e ciascuno, guida di verità, che infiammi la mente e il cuore, il pensiero e l’azione, tessitore di unità perché la comunione trinitaria risplenda nella nostra Chiesa in tutto ciò che opera. Come già nei giorni della vita terrena, ora nell’eternità, accanto al Signore Risorto, Re della storia, siede dolcissima e forte la Mamma, Maria, Madre trepida e Regina prodiga di grazia per i figli nel Figlio. Il nostro affidamento si fa ancora più sicuro e fiducioso come i piccoli che tra le braccia e sul petto materno, avvertono un amore protettivo, di sicurezza, al riparo da ogni tipo di male. La Beata Vergine, veneratissima con titoli belli nei Santuari e nelle Parrocchie, fa della nostra una Diocesi eminentemente mariana. E’un’eredità preziosa, una garanzia di protezione. I Santi, i grandi Santi della Calabria e dei nostri luoghi, fan da capofila verso 1’Assoluto di Dio, con lo spessore alto della loro vita, a volte incomprensibile tanto da apparirci inimitabile per le forme di ascesi seguite. Non più così, quando siamo attratti dalla loro predilezione al silenzio contemplante, mai distratto dalla disponibilità piena ai bisogni della vita reale dei fratelli, in un rapporto fatto di attenzione personalizzata verso chi, fiducioso, a loro ricorse. E’ la lezione di san Fantino il Cavallaro e di sant’Elia lo Speleota, dell’amicizia di stima e di emulazione tra san Fantino il Giovane e san Nilo di Rossano, del profetismo, austero nel regime di vita quaresimale, ma fermo e cordiale nei rapporti individuali, di san Francesco di Paola. E’ il tesoro nascosto di tutti gli altri Santi che hanno fecondato le nostre terre con l’esemplarità quotidiana, spesso ignota agli uomini ma non a Dio, che ci seguono proteggendoci dall’alto. Nasce da qui il primo desiderio che, come nuovo pastore e responsabile dei destini eterni, esprimo: riposizionarci sulla sequela della santità, che la grazia dell’Ordinazione episcopale, nel corso dell’unico grande “Giorno di Pasqua” che ci condurrà fino alla Pentecoste, renderà ancor più vincolante per me e per Voi. L’effusione permanente dello Spirito trovi libera la strada per invaderci e riplasmarci come nuove creature, quasi neonati, per una fede adulta, matura, robusta, sotto il cui influsso muovere insieme i primi passi sul cammino già tracciato da Benedetto XVI per il prossimo Anno della Fede, vera porta e ricarica nella prospettiva della Nuova Evangelizzazione, nella riscoperta feconda del Concilio Vaticano II. Nella continuità della sua grazia ancora da assimilare, rinnovati, occorre immetterci per continuare la missione e il dialogo con il modo contemporaneo, così stupendo nelle sorprese dell’incessante progresso delle scienze e così complesso e arduo quando si lascia tentare di svincolarsi da ogni riferimento alla fonte degli ultimi e decisivi interrogativi capaci di illuminare la sua vera ragion d’essere. La sfida educativa per la vita buona del Vangelo, che la Chiesa Italiana ha proposto per il decennio in corso, trova qui un fervido campo di stimoli e realizzazioni. Se ogni percorso educativo è sempre una sfida, quella di educare alla vita buona del Vangelo lo è in un modo tutto speciale. Sembra, infatti, più facile proporre sfide seducenti al posto di quelle esigenti: effimere le prime, vincenti alla lunga le seconde. In questa missione ognuno si senta già coinvolto e invitato dalla fiducia del Vescovo a scoprire il proprio ruolo, specie negli itinerari di catechesi, nel mondo della scuola dalla prima infanzia all’Università, nel mondo del lavoro e nell’ambito delle professioni. Siamo debitori alla nuove generazioni di un accompagnamento tanto più efficace quanto maggiori sono le difficoltà già poste come ipoteca sul loro futuro. Particolarmente amati e già nella sua preghiera e nell’affetto, come coloro che sono tra i collaboratori più efficaci perché più i provati, si sentano tutti quelli che, per loro situazione attuale, si trovano nelle schiere di coloro che Gesù ha proclamato Beati. Amici carissimi, nel significato pieno che il Maestro ha spiegato ai suoi intimi, si considerino i presbiteri, primi collaboratori del Vescovo, e i diaconi cooperatori della sua carità. In questa schiera comincino a proiettarsi i seminaristi e quanti avvertono di doversi incamminare verso il sacerdozio: il mai interrotto servizio, dal primo anno di ministero fino a ora, nel Seminario  Diocesano di Rossano e nel Seminario Regionale Teologico “S. Pio X” di Catanzaro, mi trova particolarmente coinvolto nel loro mondo, non privo di problemi ma ricco di potenzialità. Insieme, nella fiducia e nella chiarezza del discernimento, scopriremo in quali campi della Chiesa il Signore ne vuole la presenza con la freschezza delle energie fisiche e l’impegno dei talenti da investire al massimo. I ministeri istituiti rientrano in questo tesoro da incrementare. Ai membri della Vita Consacrata, in tutte le varie forme presenti in Diocesi, la stima per la testimonianza permanente a segno del mondo che verrà e la riconoscenza per la collaborazione sincera alla pastorale ordinaria. Al laicato, impegnato nelle forme associative di aggregazione riconosciute dalla Chiesa, risorsa inesauribile per ordinare le realtà terrestri alla luce delle celesti, l’assunzione del sostegno per ogni impresa, frutto d’intelligenza creativa e di reciproca collaborazione nella convergenza e nella comunione degli intenti dell’apostolato. Ai Responsabili della cosa pubblica, attraverso l’articolata rete dei servizi propri della Costituzione del nostro Paese, nel rispetto dei ruoli e delle competenze, l’offerta e la dichiarazione di disponibilità per ogni giusta e onesta causa in prospettiva del bene comune, veramente tale se libero da qualsiasi forma di condizionamenti palesi o abilmente occulti, intenti solo a difendere e salvaguardare l’interesse di pochi a danno di quelli della comunità civile. I Centri caritativi e di accoglienza in tale ambito sotto diversi aspetti sono un terreno fecondo al cui interno sperimentare una permanente e fattiva collaborazione. Allargando lo sguardo oltre questi ambiti, vogliano accogliere un particolare saluto quanti, per complessi e congiunti motivi, in questa fase della loro vita si sentono distanti, lontani, fuori dalla fede e dalla Chiesa, perché percepite non rispondenti alle loro più intime ed autentiche aspirazioni. Le stagioni della vita non sempre producono i frutti loro propri, ma la fiducia nell’onestà della ricerca e nelle fasi di maturazione lente e sicure dischiudono la speranza del ritorno alla casa comune, la cui porta il Padre misericordioso e fonte della verità lascia sempre aperta, illuminata e già allestita per la festa. Desidererei che mi consentissero di pormi al loro fianco, come quello Sconosciuto con gli scoraggiati discepoli di Emmaus per riprendere insieme dei discorsi, pungenti di dolore nel pensiero. Sono discorsi né soffocati né abbandonati, tanto se ne avverte la necessità di chiarirseli onde tornare alla serena fiducia di un tempo e avvertirne benefico il calore, mentre avanza il momento del disvelamento luminoso dell’Amore divino, alleato invisibile pazientissimo. E’ proprio nelle sere della vita - in quelle ore, cioè, in cui il giorno che volge al tramonto, sembra arrendersi inesorabilmente alle tenebre della notte - che s’intravvede l’alba in cui radioso sfolgora il sole del Risorto. Gli Istituti ecclesiali e civili di cultura sul territorio potranno ben servire come forum e areopago in questa appassionata comune ricerca.   Carissimi, questi i primi sentimenti per Voi, affiorati nella nuova prospettiva di servizio che la Santa Chiesa mi ha chiesto. Avete già il primato nel mio cuore e nei miei pensieri. Nella preghiera, inconsapevolmente, eravate presenti sin dagli inizi, e poi in tutto il corso della mia vita sacerdotale, avendo sempre pregato il Signore per tutti quelli che Egli mi avrebbe fatto incontrare nel ministero. Questa relazione di amore per Lui si farà più intensa da quando avremo modo di incontrarci, di guardarci da vicino, con gli occhi della fede, di afferrarci per mano e camminare insieme verso le mete suggerite dallo Spirito di verità. Per il primo incontro nel giorno dell’Ordinazione episcopale a Rossano il 13 maggio, Vi aspetto numerosi per sentirmi sorretto dalla vostra presenza e preghiera sin dal primo momento del nuovo stato di vita. Ancor più vi attendo nel giorno dell’inizio del mio ministero in mezzo a voi. Nell’imminenza della Pasqua di Risurrezione, gli auguri più fervidi di cui sia pegno la Benedizione della Trinità Santa, il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, sorgente e approdo del nostro essere e operare di figli adottivi>>.

di Redazione | 06/04/2012

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