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di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO - Un vecchio spot pubblicitario recitava così: “l’ottimismo è il profumo della vita”. Poche semplici parole che racchiudono anni di studio. Nel tempo infatti, analizzando in particolare gli anziani e il concetto di benessere, si è constatato come un approccio eudenomico alle cose ed agli eventi possa avere effetti benefici sulla psiche e sulle malattie cardiovascolari. Ma cosa si intende in particolare con questo termine?  Aristotele per primo utilizzò la parola eudenomia per intendere la capacità di realizzare il proprio potenziale, presente in ognuno di noi. Ogni persona è dotata di capacità uniche sulle quali è necessario lavorare e quindi   prima riconoscerle e poi svilupparle. Questo crea una grande condizione di benessere che si traduce non nel dover stare sempre bene quanto piuttosto nell’ottenere una buona condizione di vita. Un processo evidentemente complesso che passa attraverso fasi ben precise. Da giovani si deve fare i conti con l’accettazione di sé, la volontà di una crescita personale ed anche la capacità e la fatica d’ instaurare buone relazioni. Col passare degli anni ed il sopraggiungere dell’età matura tutto ciò si definisce e si consolida. Infine il sopraggiungere della vecchiaia rimescola un po’ le carte, le variabili a contorno quali la salute, l’autonomia, la solitudine sembrano minare la possibilità di vivere bene anche quando   una tranquillità economica e minori responsabilità dovrebbero in qualche modo dare un senso maggiore di leggerezza. Ed ecco che si ritorna al concetto di approccio. È il modo in cui si reagisce ai cambiamenti fisici ed ambientali, quanto ci si riesce a dedicare alle proprie passioni, quanto tempo si dedica al movimento ed alle relazioni a fare la differenza. È necessario quindi ampliare le prospettive affinché la tensione al benessere accompagni sempre tutto il nostro vivere.