La macchina fotografica nascosta sotto i vestiti per catturare immagini che, come un pugno nello stomaco, arrivarono all'opinione pubblica segnando per sempre, e fortunatamente, il corso della psichiatria italiana. Di fronte all'obiettivo di Mauro Vallinotto i “matti” rinchiusi a Collegno, le donne di via Giulio e poi loro, i bambini della famigerata Villa Azzurra. Proprio dalla pubblicazione su L'Espresso delle foto-denuncia di quei bambini, legati mani e piedi, nudi, come il ferro di quei lettini in cui erano costretti, e dal conseguente intervento della Magistratura, cominciò quel percorso che, con la Legge Basaglia del 1978, portò allo smantellamento dei manicomi. Reclusione ed emarginazione, veri e propri marchi della malattia mentale, cominciarono a cedere il passo nella pratica sanitaria a percorsi che miravano all'integrazione.
Questa 'rivoluzione', a quarant'anni dalla Legge Basaglia, è testimoniata nella mostra “Matti” che Mauro Vallinotto sta proponendo in tante città italiane. Approda a Cosenza, al BoCs Art Museum nel Complesso di San Domenico, grazie all'Amministrazione comunale e al Centro di Solidarietà il Delfino (con il sostegno di Fondazione CariCal) che la inaugureranno - alla presenza del Sindaco Mario Occhiuto, del vicesindaco, con delega alla cultura, Jole Santelli, del presidente de Il Delfino, Renato Caforio, e ospite l'autore della mostra - venerdì 23 novembre alle ore 19.
“Storie di persone, di diritti, di passioni, soprattutto di grandi cambiamenti culturali”, così il vicesindaco e assessore alla cultura Jole Santelli su un evento che il Comune ha voluto fortemente e per il quale ha scelto un luogo che è simbolo di apertura e di rigenerazione. “La mostra di Vallinotto ha il grande merito di testimoniare la trasformazione di uno status, da 'matti' a 'persone', dalla incurabilità al diritto alla salute. Un percorso rivoluzionario – conclude – sebbene ancora oggi ci siano domande e questioni non del tutto risolte”.
Negli 84 scatti del reporter torinese, tutti rigorosamente in bianco e nero, ci sono infatti quelle immagini rubate sul finire degli anni '60, che parlano di durezza e privazioni, ma ci sono anche gli scatti di oggi a raccontare le storie di Rita, di Alberto, di Simona. Foto che provano, citando Basaglia, “che si può fare diversamente, che c'è un altro modo di affrontare la questione; anche senza la costrizione”.
“Il Centro di Solidarietà Il Delfino – commenta il suo presidente Renato Caforio – attraverso la mostra vuole testimoniare l'impegno sociale a favore delle persone che vivono una condizione di disagio e di emarginazione, sia questi un 'matto', un tossicodipendente, uno straniero richiedente asilo. Nell'Amministrazione comunale – conclude – abbiamo trovato la sensibilità sociale di condividere questa testimonianza”.
Dopo l'inaugurazione la mostra sarà visitabile fino al 12 dicembre, tutti i giorni, gratuitamente, dalle 9 alle 13 e dalle 15.30 alle 19.30.
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